Ermanno Azzali e Avvocati per Niente

ssociazione “Avvocati per niente” nasce nel 2004, per iniziativa di Cena dell’Amicizia e Caritas cioè per iniziativa degli allora presidenti Ermanno Azzali e don Virginio Colmegna . 

Ma parte del merito è anche mio. Ero volontario da molti anni nelle strutture di accoglienza di Cena dell’Amicizia e poi, quando sono diventato avvocato, ho iniziato a seguire alcuni casi di nostri ospiti: case popolari, permessi di soggiorno, discriminazioni e altri campi dove il diritto incontra la sofferenza e il disagio sociale. La mia attività legale, così come quella di altri amici volontari divenuti avvocati era però svolta in modo individuale, con tutti i limiti che questo comporta. Nacque così l’idea di organizzare il servizio, dandogli una maggiore stabilità, per affiancare l’attività legale alla quotidianità delle associazioni operanti sul territorio milanese a favore delle persone senza dimora e delle persone gravemente emarginate. Con i due presidenti che ho ricordato prima, la cui velocità di azione ricordava quella che Manzoni attribuiva a Napoleone, era impossibile crogiolarsi senza darvi, subito, concreta attuazione. 

E così cinque realtà sociali di grande tradizione (Caritas, Cena dell’Amicizia, Casa della Carità, Fondazione San Carlo e Fondazione San Bernardino) divennero i soci fondatori dell’associazione Avvocati per Niente.

Nello scrivere lo statuto, che ho redatto con l’aiuto di don Virginio, di Ermanno e del compianto presidente della Corte costituzionale Valerio Onida (indimenticabile maestro e amico, che fu uno dei nostri primi soci) avevamo chiari due concetti: 

– praticare la solidarietà è praticare la legalità; 

– non venga degradato a buona azione ciò che spetta di diritto.

La solidarietà come legalità ha radici costituzionali: l’articolo 2 definisce la solidarietà un  dovere inderogabile ed è alla base dell’attività dell’avvocato, che difatti è tenuto a difendere gratuitamente le persone indigenti (e la Repubblica ha una legislazione sul gratuito patrocinio che, pur se perfettibile, rende in qualche modo concreto questo precetto). Seguire la legalità coincide, pertanto, con la solidarietà: l’avvocato non si occupa di beni voluttuari ma di diritti e questi richiedono la tutela massima possibile, gratuitamente se non vi è possibilità di pagare la prestazione da parte dell’assistito (si pensi alla differenza con altre professioni: l’architetto non è tenuto a progettare gratis una casa, ad esempio).

Il secondo concetto discende dal primo: mentre fare assistenza a una mensa è una “buona azione”, la tutela giuridica di una persona è un suo diritto e dunque le spetta per legge e per Costituzione: l’articolo 3, nell’affermare il principio di eguaglianza, impone che tutti siano uguali davanti alla legge e quindi la persona senza mezzi economici ha diritto a un avvocato, il quale lavora gratuitamente per la tutela del diritto e lo fa non per buona azione ma perché obbligato dalla costituzione (articoli 2, 3, 24 sul diritto di difesa) e dall’impegno solenne che l’avvocato assume quando giura prima di iscriversi all’Ordine professionale. D’altra parte, la toga che indossiamo ha un significato forte: mettersi sulle spalle l’altra persona, rappresentarla davanti ai Tribunali, tutelarne i diritti e così rispettarne la dignità.

Scendendo su un piano organizzativo, questi principi determinano la scelta associativa, perché è necessario che si uniscano le forze per seguire bene i casi che ci vengono affidati: diversamente, se lascio per ultimo in ordine di tempo e importanza il cliente senza dimora, o peggio ancora lo seguo male, finisco con l’emarginarlo una seconda volta.

Dal punto di vista operativo, l’associazione lavora come una sorta di servizio esterno rivolto esclusivamente agli enti fondatori (le cinque associazioni che ho nominato prima), per affiancare i loro ospiti nei problemi legali e talora giudiziari. Non lavoriamo come uno sportello, aperto da una certa ora a un’altra per fornire consulenza legale a chiunque abbia necessità (attività pregevole e che per fortuna molte realtà, laiche e religiose, già svolgono quotidianamente, anche in coordinamento con l’Ordine degli avvocati di Milano).

La nostra attività consiste nel collaborare con gli educatori, i responsabili e i volontari delle associazioni quando ci segnalano un caso che richiede un’assistenza complessa, e comunque continua e duratura. Come si fa con i clienti: li si ascolta, ci si riunisce in studio o in altri luoghi idonei (sarebbe svilente per l’interessato un incontro al bar) si prepara la difesa, si avvia una causa o si resiste a una causa altrui. Seguire la persona in tribunale, magari per anni.

E’ un’attività che non potrebbe essere svolta senza l’aiuto e la competenza degli operatori delle associazioni, che conoscono la persona, le sue fragilità e le sue esigenze e che assumono un ruolo fondamentale perché l’avvocato possa compiere bene il mandato difensivo.

La nostra organizzazione si basa sul paziente coordinamento di una volontaria di vasta competenza in materia di disagio sociale (Patrizia Comito) e può contare su una ventina di soci avvocati. Ci autofinanziamo e, con un sito (www.avvocatiperniente.it) e una pagina Facebook cerchiamo di promuovere anche alcune riflessioni su tematiche di interesse generale (la povertà, l’emergenza freddo, i migranti, i profughi). Quando riusciamo, organizziamo incontri di formazione per i nostri soci, estesi agli operatori delle realtà associative e a chiunque sia interessato. Ovviamente, l’attività svolta è completamente gratuita (di qui il nome dell’associazione): non si pongono temi di concorrenza sleale verso altri Colleghi avvocati, perché i nostri clienti sono esclusivamente e rigorosamente privi di reddito.

Antonio Papi Rossi volontario Cena dell’Amicizia e Presidente di Avvocati per Niente

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