Noi vinciamo il ricorso e Kalvin ottiene la casa!

Le Azioni concrete che facciamo!

Una delle attività che impegna maggiormente i nostri educatori è l’affiancamento ai nostri Ospiti per l’adempimento agli obblighi burocratici, attività faticosa per tutti ma a maggior ragione per persone straniere o con un basso livello di istruzione. E tra tutti gli obblighi quello che riguarda praticamente tutte le persone che assistiamo è la richiesta della casa popolare. In Lombardia l’assegnazione della casa popolare avviene tramite un bando periodico a cui possono partecipare i singoli o i nuclei familiari che sono in possesso dei requisiti previsti dalla vigente normativa regionale.
Purtroppo però riscontriamo con costanza una difficoltà a far acquisire, soprattutto ai nostri Ospiti di Casa di Alessia, i punti destinati a chi è senza un tetto o abita in “abitazione impropria” necessari per essere in una posizione appetibile in graduatoria, perché ogni volta il Comune afferma che i nostri ospiti hanno una abitazione decorosa che è appunto Casa di Alessia.
Ma Casa di Alessia è una struttura di residenzialità temporanea e non è la loro abitazione definitiva e questo le assistenti sociali del Comune lo sanno quindi come mai un ufficio del Comune invia le persone senza dimora in una struttura con un progetto di residenzialità limitata nel tempo e però poi un altro ufficio registra questa ospitalità come risolutiva della problematica?
Il paradosso è che viene considerata non la condizione in essere della persona bensì la condizione dell’appartamento in cui si trova che però è, nel nostro caso, di natura temporanea. Così facendo non solo il Comune rischia di continuare a pagare le rette per il mantenimento in una struttura di accoglienza per persone che vorrebbero e potrebbero andare in una casa propria, ma il fatto di non essere per strada ma di vivere in una struttura di accoglienza diventa per i nostri Ospiti un ostacolo per l’assegnazione della casa popolare.
Come riportato anche dal libro Homelessness in Italia edito dalla fio.PSD purtroppo gli uffici del Comune non dialogano tra loro e manca una regia da parte dell’ente inviante con conseguenze grottesche.
Altre volte vengono contestati altri aspetti come i requisiti di residenza nel comune e nella regione o i punti aggiuntivi legati a certe patologie o invalidità e anche in questo caso la soluzione arriva solo a seguito di un ricorso contro la decisione del Comune e alla consegna di documentazione aggiuntiva; per quasi tutti i nostri Ospiti risulta indispensabile l’azione di accompagnamento svolta da Cena dell’Amicizia al loro fianco, per capire la terminologia e la burocrazia di un ricorso e avvalersi anche delle competenze di un avvocato, grazie ai nostri amici dell’associazione Avvocati per Niente, per far valere i loro diritti.

Far valere i propri diritti purtroppo costa!
Ci sono i costi amministrativi del tribunale e i costi del lavoro degli educatori.
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Nella causale ricordati di scrivere far valere i diritti

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