Legge Salvini: verso una nuova emergenza

Sul sito della Fio.PSD (Federazione italiana Organizmi per le Persone Senza Dimora) un interessante approfondimento sulle conseguenze della Legge Salvini dal titolo Immigrazione, diritti umani e grave marginalità.

Vi riportiamo una parte invitandovi a proseguire la lettura sul sito.

Con l’entrata in vigore della Legge 1 dicembre 2018, n. 132 contenente “Disposizioni urgenti in materia di protezione umanitaria e immigrazione, sicurezza pubblica”, si palesa uno scenario preoccupante e pericoloso che porterà ad un aumento delle persone che vivono in strada.

In aperta contraddizione e contrapposizione con quanto stabilito dalla Dichiarazione Universale dei diritti umani, dalle Costituzioni degli Stati europei e da quella italiana in primis, il decreto Salvini stabilisce una serie di norme che avranno gravi conseguenze sulla vita dei migranti che si trovano nel nostro Paese e che sempre più numerosi vengono accolti dai servizi offerti dai nostri soci (vedi Osservatorio fio.PSD alla voce Accoglienze).

Viene negato il principio di uguaglianza di tutti gli esseri umani, nativi e migranti, rispetto ai diritti umani fondamentali, il diritto alla vita, alla dignità, alla salute, alla cittadinanza, al lavoro, alla casa, al giusto processo. Viene negata la titolarità di un diritto acquisito da persone arrivate in Italia senza aver commesso nessun reato o crimine ma anzi fuggendo da povertà estreme, instabilità politica, guerra, persecuzioni e violenze.

Quello che in questo Focus On denunciamo come Federazione che da oltre 30 anni lavora per difendere i diritti delle persone più fragili, è che rischiamo di essere di fronte ad una nuova emergenza sociale con migliaia di altre persone private dei riconoscimenti minimi per avviare un percorso di inclusione, persone vulnerabili che popoleranno le strade e i centri di accoglienza per senza dimora.

Tutti destinati alla strada

Tutte le persone con protezione umanitaria, tutti migranti regolari, tutti con documenti di identità, tutti senza distinzione, donne, bambini, famiglie, persone vulnerabili, giovani e giovanissimi, tutti destinati alla strada.

Neanche le vittime di violenza o le donne con figli minori, potranno più accedere ai servizi di seconda accoglienza degli SPRAR. Gli effetti nefasti della legge si abbatteranno anche su persone vulnerabili e vulnerabili gravi sia dal punto di vista fisico che psicologico, vittime di traumi estremi, tortura e trattamenti crudeli, inumani e degradanti (CIDT) subiti nei paesi di origine o durante il viaggio, la traversata e soprattutto, durante la prigionia in Libia.

Sottolineiamo, inoltre, come queste siano solo le primissime vittime di questa legge che d’ora in avanti (cioè per le persone che hanno manifestato e che manifesteranno la volontà di richiedere la protezione internazionale dal 5 ottobre 2018 in avanti) prevederà una riduzione nettissima nella concessione di una qualche forma di protezione e, di conseguenza, un aumento esponenziale delle persone totalmente sprovviste di un valido titolo di soggiorno e di conseguenza che non potranno richiedere la residenza anagrafica.

E’ ancora nodosa la questione circa la preclusione all’iscrizione anagrafica dei richiedenti asilo – come spiega l’ASGI in una sua nota dell’8 gennaio – che ha già suscitato reazioni di illegittimità costituzionale poiché esclude dal diritto fondamentale alla residenza anagrafica una specifica categoria di persone, in difetto di ragionevole motivazione che giustifichi il differente trattamento con violazione dell’articolo 3 della Costituzione.

La residenza rimane il primo passo fondamentale per uscire da una invisibilità burocratico-formale e proseguire con un percorso di presa in carico e di inclusione da cui nessuno deve essere escluso per volontà politica.

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