17/10 Giornata mondiale di lotta contro la povertà

Nella Giornata mondiale di lotta contro la povertà, istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite con la risoluzione 47/196 del 22 dicembre 1992, riteniamo importante approfondire il tema delle molte facce della grave emarginazione.

I bisogni primari delle persone che vivono una condizione di povertà ed emarginazione (cibo, indumenti, soldi, lavoro, casa) rimangono essenziali ed il motore primario delle richieste che arrivano ai Servizi di Milano. Allo stesso tempo emerge sempre più chiaramente come la povertà nelle sue molteplici forme, ed il contrasto ad essa, siano fenomeni complessi, multidimensionali, che si inseriscono in processi culturali e politici più ampi.

Fragilità di diversa natura concorrono a creare le condizioni del disagio delle persone gravemente emarginate con cui spesso il sistema istituzionale collude e che amplifica, con la sua difficoltà a ragionare in termini complessi e a offrire soluzioni efficaci, risorse sufficienti e adeguatamente orientate.

E’ necessario un livello di lettura del fenomeno che porti interventi organici, strutturali e orientati all’inclusione sociale ed economica delle persone, superando l’approccio emergenziale.

Il progetto “Passi FONDAMENTAli: percorsi di sostegno psico-educativo per persone gravemente emarginate, realizzato da Associazione Cena dell’Amicizia e Ronda Carità e Solidarietà Milano ODV e sostenuto con i fondi Otto per Mille della Chiesa Valdese, tratta in particolare uno dei tanti aspetti della grave emarginazione, quello del disagio psicologico, introducendo nell’offerta dei servizi rivolti a persone senza dimora delle due Associazioni il sostegno psicologico. Questa scelta è stata dettata da diversi ordini di questioni.

La prima riguarda la vulnerabilità psichica e la fragilità relazionale di cui spesso le persone senza dimora sono portatrici. Gli aspetti psicologici, intesi in senso ampio come tutto ciò che rende difficile l’adattamento al contesto sociale e l’investimento sul futuro (siano essi aspetti francamente patologici, aspetti di dipendenza da sostanze o vissuti traumatici non elaborati), sono fattori di rischio che spesso minacciano dalle fondamenta i percorsi di inclusione sociale.

Inoltre la mancanza di una rete sociale che restituisca alle persone il senso di comunità e popoli di figure significative il mondo di chi si trova in difficoltà fa sì che in molti casi venga anche a mancare un alleato alle cure su cui fare affidamento. Per questo diventa fondamentale il ruolo dei servizi.

Il secondo aspetto riguarda tuttavia proprio l’accessibilità dei Servizi e la loro integrazione socio-sanitaria. I limiti dati dai problemi burocratici che possono portare persone in grave difficoltà (perdita di documenti, clandestinità, cancellazione della residenza o allontanamento dalla stessa) e dalla scarsità di risorse dei servizi[1] (carenza di medici psichiatri sul territorio italiano, carenza di figure di sostegno psicologico adeguate e strutturate nei servizi), fanno sì che, molto spesso, i bisogni di aiuto si perdano tra le maglie delle diverse competenze (territoriali, sociali vs psichiatriche, psichiatriche vs dipendenze ecc.).

L’integrazione socio-sanitaria dei servizi manca ancora di reti consolidate e di spazi comuni che rendano il progetto sulla persona un progetto co-costruito, condiviso e integrato. In questo senso il volontariato può e deve integrare le sue risorse al servizio del territorio ma non può in nessun modo supplire al ruolo delle istituzioni.

La terza ed ultima questione riguarda la dimensione della riabilitazione. Sia rispetto alla salute mentale, sia rispetto al reinserimento delle persone fragili nella società, ci si scontra con una cultura della cura orientata alla riduzione e al contenimento del sintomo ma non alla sua evoluzione o risoluzione.

È necessaria un’inversione netta della tendenza degli ultimi vent’anni, in cui la psichiatria si è sempre più appiattita su interventi farmacologici e spesso cronicizzanti, per aprirsi invece ad una dialettica metodologica e di più ampio respiro che la possa portare a lavorare in sinergia con i Servizi sociali territoriali e le forze in campo dell’associazionismo e del privato sociale.

Come Associazioni ci impegniamo nel dialogo e nella cooperazione con i Servizi e le istituzioni del territorio, promuovendo un approccio integrato che consideri la multidimensionalità del disagio di cui le persona senza dimora sono portatrici e che ponga il benessere della persona al centro di ogni intervento.

Associazione Cena dell’Amicizia e Ronda Carità e Solidarietà Milano ODV


[1] https://www.repubblica.it/salute/medicina-e-ricerca/2019/06/14/news/salute_mentale_mancheranno_1000_psichiatri_nel_2025-228767438/

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